venerdì 1 febbraio 2008 – l’ozio e l’appuntamento romantico

Venerdì 1 febbraio 2008

Oggi è la domenica dei paesi islamici, il giorno settimanale di festa.

Non avevo nulla in programma ed ero intenzionato a poltrire con impenitente avidità tra le pallide pareti e i mobili di casa. Questo era il piano originale e, in effetti, per buona parte della giornata l’ho rispettato fedelmente alternando vili pause riflessive sulla sedia della cucina con il viso adagiato tra i palmi delle mani a conca che fungevano da piedistallo, a cedimenti orizzontali sul letto della mia stanza e stravacchi scomposti sul divano del salottino. In quello stato di tedio mi sono fatto pure una foto. Di tanto in tanto afferravo la chitarra che qualche settimana fa ho comprato a Sana’a e, con la testa inclinata come se anche i muscoli del collo seguissero alla lettera le direttive dettate dalla pigrizia quotidiana, combinavo accordi in maggiore e minore dando un pizzico di brio con qualche diesis e bemolle in mezzo. Ho provato a cimentarmi nell’oscura arte della scrittura di una mia canzone ed è venuta fuori una bozza di qualcosa che magari fa cagare, però in fondo ne sono soddisfatto.

Sono le 17 e qualcosa. Suona il telefono, scorgo la luce del display in lontananza, sulla scrivania come se fosse un UFO.

«E chi sarà mai?»

Lo squillo mi risveglia dal torpore da cui mi ero lasciato rapire e cullare astraendomi dalla realtà. Mi alzo dal letto e vado a recuperarlo curioso. Rispondo.

«Halo?»

«Halo, Serjo?»

È la voce di una ragazza. Sì, è la bella ragazza libanese che ho conosciuto ieri alla festa. Mi raddrizzo la schiena gasato da quella novità e mi concentro. Mi parla in inglese, strizzo gli occhi per cogliere cosa mi voglia dire. Ha una voce sottile e musicale, parla senza fretta. Sì, l’ho capita! Mi ha invitato a vederci! Quando? Questa sera!

«Sure! See you in the evening!» rispondo soddisfatto.

«Great!» mi dice.

Ci siamo visti alle sei in un locale sulla Hadda Street dove si bevono soft drink e si fuma la Shisha, si chiama “Déjà Vu”. Bene. Lei è molto carina, ha gli occhi grandi e il kajal sulle rime delle sue palpebre enfatizza il loro taglio orientale. Non indossa il velo perché è cristiana, i capelli sono castani e lisci, è minuta ed elegante.

L’iniziale entusiasmo, tuttavia, si è spento miseramente dopo pochi minuti. Lei dosava le parole con il contagocce, era asettica, non cambiava mai l’espressione del viso, e io, frustrato, non riuscivo a trovare argomenti in comune poiché alle mie domande seguivano secchi sì e no. Ci provavo, giuro che ci provavo a trovarne di nuovi, di interessanti, di che ne so! Ma poi, poi c’erano quei lunghi, imperturbabili silenzi in cui l’unica arma per combattere l’imbarazzo che sembrava inevitabile come il sorgere del sole all’alba era quella di bere a sorsi stretti, lentamente, sempre più lentamente, per dare un senso a quegli interminabili silenzi e prendere tempo nella speranza di aver un’idea e tirar fuori dal cappello un nuovo argomento. Nulla da fare… un deprecabile fallimento. Affinità zero, empatia portami via. Non avevamo nulla da dirci. Credo che non ci vedremo più… anzi, ne sono certo, sarebbe terrificante riprovare a colmare quei vuoti di incompatibilità.

S8001890

venerdì 1 febbraio 2008 – l’ozio e l’appuntamento romanticoultima modifica: 2021-02-04T16:47:33+01:00da chumbawumba
Reposta per primo quest’articolo